Famiglia
Intervista. Veltroni e lAfrica: “Un consiglio? Italia fai come Roma”.
Il sindaco condanna le promesse mancate sugli aiuti. "Ma una strada cè: decentrare".
di Redazione
«Oggi l?Italia è il fanalino di coda dell?Europa quando si parla di cooperazione e di iniziative all?estero per lo sviluppo: appena lo 0,16% del Pil è lo sforzo finanziario compiuto. Tra i grandi Paesi del mondo, solo gli Stati Uniti fanno peggio, con lo 0,14%. Paesi scandinavi e Olanda, invece, rispettano il tetto dello 0,7%, e anche più, del loro Pil per gli aiuti allo sviluppo, come concordato nei summit internazionali». Così il sindaco di Roma, Walter Veltroni, alla cerimonia di chiusura delle Giornate della cooperazione italiana lo scorso 7 dicembre. Era lì a fare gli onori di casa, il primo cittadino della capitale, ma non ha risparmiato critiche a un?Italia che, a suo dire, non ha mantenuto alcuna delle promesse economiche che aveva fatto in tema di aiuti allo sviluppo e politiche di cooperazione. Una posizione, la sua, espressa anche alla grande manifestazione Italiafrica, organizzata dal Comune di Roma, che radunò, lo scorso 17 aprile, 100mila persone in piazza del Popolo.
Ecomondo: Sindaco, quanta corrispondenza esiste tra ciò che si proclama a parole e quanto si riesce a mettere in pratica, soprattutto da parte dei governi, in tema di aiuti allo sviluppo?
Walter Veltroni: Occorre essere severi con noi stessi. Esiste un muro di silenzio che troppo spesso avvolge questioni che non solo sono inaccettabili moralmente, ma che sono decisive per le sorti del pianeta. Nell?ultimo mezzo secolo la comunità mondiale ha prodotto bellissimi documenti, e precisi impegni sono stati presi per porvi termine. Ma tutto ciò non è stato e non è sufficiente.
Ecomondo: Il traguardo dello 0,7% del Pil in aiuti allo sviluppo è così lontano per l?Italia?
Veltroni: Sì, ormai è un miraggio, ma anche l?impegno dello 0,33% assunto come traguardo da raggiungere nel 2006 è decisamente difficile da mantenere, per non dire impossibile, se pensiamo che oggi avremmo già dovuto essere allo 0,24%, per arrivare tra un anno allo 0,28 e da lì alla quota fissata in occasione del vertice europeo di Barcellona tenutosi solo un anno fa.
Ecomondo: Lei pensa che questa situazione sia dovuta alla cattiva congiuntura economica o a precise scelte politiche?
Veltroni: La congiuntura non è favorevole, ma io trovo grave che non si vedono segnali che facciano sperare in un diverso atteggiamento. Sulla base della Finanziaria 2005, la cooperazione pare essere l?ultima delle preoccupazioni. Gli stanziamenti sono fermi a quelli dell?anno scorso,cioè poco più di 600 milioni di euro, mentre per rispettare gli impegni servirebbero, secondo i calcoli dello stesso ministero, 1,4 miliardi.
Ecomondo: Qual è secondo lei la più grave emergenza del mondo?
Veltroni: Oggi il divario tra Sud e Nord del pianeta si fa più profondo. Rispetto a quarant?anni fa, il reddito medio annuo pro capite dei poveri è passato da 212 dollari a 267, mentre quello dei ricchi si è quasi triplicato, passando da 11.417 a 32.339 dollari. Per colpa della guerra, della fame e di malattie che in Occidente si possono curare o prevenire, 30mila bambini muoiono ogni giorno.
Ecomondo: Davanti a queste cifre, cosa può fare un cittadino?
Veltroni: Innanzitutto, non deve rassegnarsi. Nessuno di noi può nascondersi che avrebbe ben poco futuro un mondo che continuasse a restare indifferente di fronte allo scarto tra crescita economica e incremento dei livelli di occupazione, tra la ricchezza di pochi e l?aumento della povertà di molti; di fronte alla crisi dell?equilibrio alimentare e al degrado dell?ambiente in cui viviamo.
Ecomondo: E che cosa invece tocca alla comunità internazionale?
Veltroni: La prima questione riguarda le priorità: si tratta di cambiare rotta a proposito di dazi doganali e sussidi, di brevetti per i farmaci contro l?Aids, di embargo totale delle armi, di cancellazione del debito dei Paesi più poveri, visto che per ogni dollaro che il Sud del mondo riceve dal Nord ce ne sono 3 che rientrano al Nord con il meccanismo del debito. Il presidente della Banca mondiale, Janes Wolfensohn, ha ripetuto che il mondo spende 900 miliardi di dollari l?anno in spese militari, 300 miliardi di dollari in sussidi agricoli e appena 60 in aiuti allo sviluppo. È la Banca mondiale a dire che questa cifra va almeno raddoppiata.
Ecomondo: Quale ruolo vede per l?Italia?
Veltroni: Il nostro Paese dovrebbe cominciare a incrementare la quota di Pil per gli aiuti allo sviluppo. Ma c?è un?altra strada, solo apparentemente secondaria…
Ecomondo: Quale?
Veltroni: Quella della cooperazione decentrata. È una pagina su cui le città possono scrivere molto, insieme alle ong, alla società civile, a risorse private. C?è molto da fare, soprattutto partendo da progetti mirati. Non sarà facile vincere questa sfida, non sarà domani. Ma occorre cambiare passo.
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